Andrea Vaccaro Santa Caterina D'Alessandria olio su tela, cm 127,5x101 siglato AV intrecciate in basso a destra Provenienza: Sotheby’s, Milano, 12-VI-2001, lotto 221 L’identificazione di questa nobile figura femminile con Santa Caterina d’Alessandria è possibile grazie alla presenza della corona regale, che allude al fatto che la donna sarebbe stata figlia di un re; alla frasca di palma, che ne rammemora il martirio; alla ruota chiodata spezzata, con cui la santa avrebbe dovuto essere suppliziata – e che invece si ruppe prima che iniziasse la tortura – e alla spada con cui fu decapitata. Il dipinto mostra l’allungamento delle fattezze del volto e delle membra tipico delle immagini femminili prodotte da Andrea Vaccaro nel corso della sua lunga maturità. La postura della santa deriva dal disegno impiegato da Andrea Vaccaro nelle innumerevoli versioni della ‘Maddalena penitente’ sparse fra musei, collezioni private e mercato, ma più rara nel pittore è la produzione di sante a due terzi di figura come la ‘Sant’Agata in carcere’ a Napoli, Museo Filangieri, alla quale il presnte dipinto si lega direttamente. È forte, nel presente dipinto, l’impatto del classicismo emiliano, che non va limitato all’influsso del solo Guido Reni ma va anche valutato in rapporto alla produzione ad esponenti della sua cerchia come Simone Cantarini; ed anche in rapporto a maestri ben noti nell’ambiente napoletano come Guercino e Giovanni Lanfranco La datazione orientativa del presente dipinto dovrebbe assestarsi verso la metà del quinto decennio, nel momento di più equilibrata stabilizzazione dello stile di Vaccaro tra l’incidenza plastica delle luci, che esprime l’ormai lontano retaggio caravaggesco del pittore, e il classicismo delle sue composizioni.
Andrea Vaccaro Santa Caterina D'Alessandria olio su tela, cm 127,5x101 siglato AV intrecciate in basso a destra Provenienza: Sotheby’s, Milano, 12-VI-2001, lotto 221 L’identificazione di questa nobile figura femminile con Santa Caterina d’Alessandria è possibile grazie alla presenza della corona regale, che allude al fatto che la donna sarebbe stata figlia di un re; alla frasca di palma, che ne rammemora il martirio; alla ruota chiodata spezzata, con cui la santa avrebbe dovuto essere suppliziata – e che invece si ruppe prima che iniziasse la tortura – e alla spada con cui fu decapitata. Il dipinto mostra l’allungamento delle fattezze del volto e delle membra tipico delle immagini femminili prodotte da Andrea Vaccaro nel corso della sua lunga maturità. La postura della santa deriva dal disegno impiegato da Andrea Vaccaro nelle innumerevoli versioni della ‘Maddalena penitente’ sparse fra musei, collezioni private e mercato, ma più rara nel pittore è la produzione di sante a due terzi di figura come la ‘Sant’Agata in carcere’ a Napoli, Museo Filangieri, alla quale il presnte dipinto si lega direttamente. È forte, nel presente dipinto, l’impatto del classicismo emiliano, che non va limitato all’influsso del solo Guido Reni ma va anche valutato in rapporto alla produzione ad esponenti della sua cerchia come Simone Cantarini; ed anche in rapporto a maestri ben noti nell’ambiente napoletano come Guercino e Giovanni Lanfranco La datazione orientativa del presente dipinto dovrebbe assestarsi verso la metà del quinto decennio, nel momento di più equilibrata stabilizzazione dello stile di Vaccaro tra l’incidenza plastica delle luci, che esprime l’ormai lontano retaggio caravaggesco del pittore, e il classicismo delle sue composizioni.
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