Arnold (van) Westerhout (Anversa, 1651 - Roma, 1725) DESCENDENZE TRATTE DALL'ARBOR DELLA FAMEGLIA PICCOLOMINEA/RISTRETTE ALLI SOLI STIPITI DEI VIVENTI NEL'A.NO MDCLXXXIII. 1685.
Bulino. mm 1888x3280. Nagler, 54. Bodart, 287. Esemplare in 18 fogli sciolti. In alto il titolo ed in basso a destra sotto l'incudine di Vulcano le firme: "Antonius Ruggerius Florent.us delineavit/Georgius Widman Romanus scripturas incidit./Arnoldus Van Westerhout Belg. coetera sculpsit et figuras inventor delineavit, auxit et ornavit/Perus Paulus Iulianus excudit super perm. Romae 1685". Ancora in basso otto righe di spiegazione in italiano e su un frammento di architettura i nomi di Francesco e Giovanni Battista Piccolomini, ai quali si deve l'albero genealogico. Nella cornice sono raffigurati 311 blasoni della famiglie imparentate con i Piccolomini. Nella parte bassa, all'interno di un paesaggio immaginario, si dispongono i feudi della famiglia. Agli angoli superiori putti ed i simboli delle Virtù e delle Arti liberali, in basso a sinistra il tempio della Virtù e a destra la fucina di Vulcano. Da sinistra a destra sono rappresentati i feudi, situati nel Granducato di Toscana, nel Regno di Napoli, Abruzzi e dintorni di Amalfi, regno di Boemia: Casal di Bosco, Montemarino, Maida, Suessa, Nacoth, Calamentrone, Castiglion d'Orcia, Luccini, Valle Monteoro, Modanella, Chiaramontone, Castiglion de Bosco, Liceto, Castiglioncello, Camposervale, Pienza, Caspetrano, Radicofani, Celi, Porrona, Teano, Ravello, Scafata, Minori, Agricopoli, Triana, Tramonti, Amalfi, Sassoforte, Roccalbegna, Raligno, Castiglion della Pescaia, Isola del Giglio. Infine all'estrema destra la veduta di Siena. Riassumendo, il lavoro venne eseguito su disegno di Antonio Ruggeri (attivo 1642-1685), mentre all’incisore tedesco Georg Widmann (attivo 1666-1685) fu commissionato l’intaglio delle scritte con la sintesi della storia familiare che percorre la parte bassa della stampa. Grandioso albero genealogico i cui rami sono a tutt'oggi conservati nell’Archivio di Stato di Siena (filza 202 Consorteria Piccolomini). Rarissimo esemplare di questa maestosa genealogia, mai comparso in asta prima di oggi (si è a conoscenza di altro esemplare alienato a mezzo trattativa privata). Sono noti gli esemplari presso la Biblioteca Vaticana (Chigi S. 438), la collezione Ugurgieri della Berardenga (Firenze), il Monte dei Paschi, presso l’Archivio di Stato di Siena, e presso il Museo Petrarchesco Piccolomineo di Trieste. L’elaborazione dell’albero genealogico familiare fu resa possibile a seguito della raccolta e della sistemazione del materiale documentario riguardante la consorteria intrapresa per volontà di Giulio Piccolomini da Modanella (fondo Consorteria Piccolomini volumi 8-10). Nello stesso archivio è possibile ammirare una stampa dell’albero genealogico “inventato e delineato in lungo corso di anni cautelatissimamente e dispendiosamente dal signor Giulio (Consorteria Piccolomini, 10, c. 41v) che comprende come recita l’intestazione, le “Discendenze della famiglia Piccolominea ristretta alli soli stipiti de i viventi nell’anno 1688. L’albero è circondato da 311 stemmi appartenenti alle famiglie che con i Piccolomini avevano allacciato fino a quella data, alleanze matrimoniali. Dunque, agli inizi degli anni Trenta del Seicento, Giulio ed il fratello Francesco di Modanella affidano l’incarico al notaio Alessandro di Tommaso Rocchigiani, cancelliere del senato di Siena, di redigere una “informatione” sulla loro famiglia (memoria conclusa il 1 settembre 1631, Consorteria Piccolomini, 10, cc 40r-54v), o più esattamente sulla famiglia dei Piccolomini “originari”, distinzione resasi necessaria dopo gli anni di pontificato di Enea Silvio per differenziare loro, legittimi e naturali discendenti, dai membri di quelle famiglie estranee al casato che per volontà papale erano stati aggregati o adottati in seno alla consorteria con il privilegio di prenderne il cognome. Il notaio Rocchigiani raccoglie notizie e racimola dati ovunque: dalle carte dell’archivio pubblico del comune, che è sotto la sua custodia, e da molte altre scritture pertinenti, esistenti “in mano d’altri”, che egli dic
Arnold (van) Westerhout (Anversa, 1651 - Roma, 1725) DESCENDENZE TRATTE DALL'ARBOR DELLA FAMEGLIA PICCOLOMINEA/RISTRETTE ALLI SOLI STIPITI DEI VIVENTI NEL'A.NO MDCLXXXIII. 1685.
Bulino. mm 1888x3280. Nagler, 54. Bodart, 287. Esemplare in 18 fogli sciolti. In alto il titolo ed in basso a destra sotto l'incudine di Vulcano le firme: "Antonius Ruggerius Florent.us delineavit/Georgius Widman Romanus scripturas incidit./Arnoldus Van Westerhout Belg. coetera sculpsit et figuras inventor delineavit, auxit et ornavit/Perus Paulus Iulianus excudit super perm. Romae 1685". Ancora in basso otto righe di spiegazione in italiano e su un frammento di architettura i nomi di Francesco e Giovanni Battista Piccolomini, ai quali si deve l'albero genealogico. Nella cornice sono raffigurati 311 blasoni della famiglie imparentate con i Piccolomini. Nella parte bassa, all'interno di un paesaggio immaginario, si dispongono i feudi della famiglia. Agli angoli superiori putti ed i simboli delle Virtù e delle Arti liberali, in basso a sinistra il tempio della Virtù e a destra la fucina di Vulcano. Da sinistra a destra sono rappresentati i feudi, situati nel Granducato di Toscana, nel Regno di Napoli, Abruzzi e dintorni di Amalfi, regno di Boemia: Casal di Bosco, Montemarino, Maida, Suessa, Nacoth, Calamentrone, Castiglion d'Orcia, Luccini, Valle Monteoro, Modanella, Chiaramontone, Castiglion de Bosco, Liceto, Castiglioncello, Camposervale, Pienza, Caspetrano, Radicofani, Celi, Porrona, Teano, Ravello, Scafata, Minori, Agricopoli, Triana, Tramonti, Amalfi, Sassoforte, Roccalbegna, Raligno, Castiglion della Pescaia, Isola del Giglio. Infine all'estrema destra la veduta di Siena. Riassumendo, il lavoro venne eseguito su disegno di Antonio Ruggeri (attivo 1642-1685), mentre all’incisore tedesco Georg Widmann (attivo 1666-1685) fu commissionato l’intaglio delle scritte con la sintesi della storia familiare che percorre la parte bassa della stampa. Grandioso albero genealogico i cui rami sono a tutt'oggi conservati nell’Archivio di Stato di Siena (filza 202 Consorteria Piccolomini). Rarissimo esemplare di questa maestosa genealogia, mai comparso in asta prima di oggi (si è a conoscenza di altro esemplare alienato a mezzo trattativa privata). Sono noti gli esemplari presso la Biblioteca Vaticana (Chigi S. 438), la collezione Ugurgieri della Berardenga (Firenze), il Monte dei Paschi, presso l’Archivio di Stato di Siena, e presso il Museo Petrarchesco Piccolomineo di Trieste. L’elaborazione dell’albero genealogico familiare fu resa possibile a seguito della raccolta e della sistemazione del materiale documentario riguardante la consorteria intrapresa per volontà di Giulio Piccolomini da Modanella (fondo Consorteria Piccolomini volumi 8-10). Nello stesso archivio è possibile ammirare una stampa dell’albero genealogico “inventato e delineato in lungo corso di anni cautelatissimamente e dispendiosamente dal signor Giulio (Consorteria Piccolomini, 10, c. 41v) che comprende come recita l’intestazione, le “Discendenze della famiglia Piccolominea ristretta alli soli stipiti de i viventi nell’anno 1688. L’albero è circondato da 311 stemmi appartenenti alle famiglie che con i Piccolomini avevano allacciato fino a quella data, alleanze matrimoniali. Dunque, agli inizi degli anni Trenta del Seicento, Giulio ed il fratello Francesco di Modanella affidano l’incarico al notaio Alessandro di Tommaso Rocchigiani, cancelliere del senato di Siena, di redigere una “informatione” sulla loro famiglia (memoria conclusa il 1 settembre 1631, Consorteria Piccolomini, 10, cc 40r-54v), o più esattamente sulla famiglia dei Piccolomini “originari”, distinzione resasi necessaria dopo gli anni di pontificato di Enea Silvio per differenziare loro, legittimi e naturali discendenti, dai membri di quelle famiglie estranee al casato che per volontà papale erano stati aggregati o adottati in seno alla consorteria con il privilegio di prenderne il cognome. Il notaio Rocchigiani raccoglie notizie e racimola dati ovunque: dalle carte dell’archivio pubblico del comune, che è sotto la sua custodia, e da molte altre scritture pertinenti, esistenti “in mano d’altri”, che egli dic
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