Boccale a corpo globulare, bocca diritta a cui s’innesta un becco ampio e schiacciato, attaccato al collo e al corpo,; ansa a largo nastro; appoggio a disco. Maiolica arcaica con scritta dipinta in blu a lettere gotiche: Farinu; al di sopra una piccola croce e ai lati rombi crociati. H. cm. 20; Ø appoggio cm. 10,5. Cond.: discrete; incollaggi e integrazioni. VITERBO, sec. XV, metà. Il boccale in questa struttura è chiamato anche “panata”, come si legge nello statuto di Viterbo del 1251 (Romagnoli 2015, n.74). Sorse come evoluzione della pignatta medievale per inzuppare e fare rinvenire il pane raffermo, ma con la possibilità di fare fuoruscire l’acqua in eccesso. Tuttavia, riteniamo che il boccale in esame, dove appare il termine riconducibile alla parola “farina”, con al di sopra un simbolo cristologico, avendo all’interno del becco un foro troppo ampio per uscita di acqua, potrebbe anche indicarne un uso religioso. Infatti poteva servire nei conventi, come contenitore di farina per farne uscire in quantità utile a comporre le ostie per la celebrazione eucaristica. Comunque sia, l’oggetto, la cui forma si attesta prevalentemente nel territorio laziale e viterbese, si rivela di grande interesse.
Boccale a corpo globulare, bocca diritta a cui s’innesta un becco ampio e schiacciato, attaccato al collo e al corpo,; ansa a largo nastro; appoggio a disco. Maiolica arcaica con scritta dipinta in blu a lettere gotiche: Farinu; al di sopra una piccola croce e ai lati rombi crociati. H. cm. 20; Ø appoggio cm. 10,5. Cond.: discrete; incollaggi e integrazioni. VITERBO, sec. XV, metà. Il boccale in questa struttura è chiamato anche “panata”, come si legge nello statuto di Viterbo del 1251 (Romagnoli 2015, n.74). Sorse come evoluzione della pignatta medievale per inzuppare e fare rinvenire il pane raffermo, ma con la possibilità di fare fuoruscire l’acqua in eccesso. Tuttavia, riteniamo che il boccale in esame, dove appare il termine riconducibile alla parola “farina”, con al di sopra un simbolo cristologico, avendo all’interno del becco un foro troppo ampio per uscita di acqua, potrebbe anche indicarne un uso religioso. Infatti poteva servire nei conventi, come contenitore di farina per farne uscire in quantità utile a comporre le ostie per la celebrazione eucaristica. Comunque sia, l’oggetto, la cui forma si attesta prevalentemente nel territorio laziale e viterbese, si rivela di grande interesse.
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