Giuseppe Recco (Napoli 1634 - Alicante 1695) NATURA MORTA DI FRUTTA CON UN VASO DI FIORI E ANIMALI olio su tela, cm 116x171, cornice intagliata e dorata siglato “G. R.” al centro, sulla pietra A STILL LIFE OF FRUIT WITH A VASE OF FLOWERS AND ANIMALS oil on canvas, 116 x 171 cm, with a carved giltwood frame initialled “G. R.” in the centre, on the stone Provenienza collezione privata, Napoli Del tutto inedito e di illustre provenienza napoletana, il dipinto qui presentato costituisce un’aggiunta importante al pur nutrito catalogo di Giuseppe Recco e più precisamente ad una fase relativamente giovanile della sua lunga e brillante carriera. Protagonista della stagione più originale e felice della natura morta napoletana, Giuseppe Recco si formò indubbiamente nell’ambito della sua famiglia di origine, quella appunto di Giacomo e di Giovan Battista Recco, probabilmente suoi zii, ma non senza l’intelligente consapevolezza di quanto, verso la metà del secolo, usciva dalle botteghe dei colleghi più anziani e già rinomati in quel genere: primo fra tutti Luca Forte il più originale e moderno nel declinare con aperture impreviste il verbo caravaggesco, e Paolo Porpora ammirato nelle sue composizioni marine prima che il maestro napoletano si trasferisse a Roma nel 1655. È infatti proprio ad alcune soluzioni di Luca, il primo a Napoli ad adottare la “mostra” di frutta caravaggesca piegandola tuttavia a soluzioni più articolate e impreviste, che si richiama la presentazione della frutta e dei fiori del nostro dipinto, ove blocchi di pietra dal profilo irregolare, disposti di spigolo quasi ad ampliare la profondità imprecisata dello spazio, diventano piano d’appoggio per i doni della terra: soluzioni già viste, per l’appunto, nella nota composizione firmata da Luca Forte nella raccolta Molinari Pradelli, o in quella restituitagli nel 1984 da Ferdinando Bologna (fig.1) ed esposta a suo nome nella storica rassegna dello stesso anno sul Seicento napoletano (si vedano in proposito le schede di Angela Tecce, in Civiltà del Seicento a Napoli . Catalogo della mostra, Napoli 1984, I, pp. 278 e 280, nn. 2.90 e 2. 92). E se la disposizione dei melograni e dei fichi contro il fondo scuro richiama le prove più austere dell’anonimo Maestro di Palazzo San Gervasio anche nella raffinatissima cromia dei violetti e dei grigi sulla lastra di pietra, è la natura esuberante di Luca a dettare l’accostamento, nel nostro dipinto, di una cassetta di variegata frutta estiva con il raffinato bouque t di iris e tulipani raccolti nel vaso azzurro, illuminato alla base da un filo dorato, che di Giuseppe Recco diventerà quasi la firma. Originale ma non senza precedenti la presenza di animali di ogni tipo ad arricchire una composizione di proporzioni ambiziose e forse non ancora tentata dal giovane artista: elementi di “natura viva” tratti dai boschi e dalla palude, insieme ad altri diversi dai nostri per taglia e piumaggio e certo suggeriti da antichi esempi di Paolo Porpora si erano visti ad esempio nella natura morta firmata per esteso nella Walters Art Gallery di Baltimora (che lo sfondo di paesaggio suggerisce tuttavia di collocare in una fase più avanzata nel percorso di Giuseppe Recco (fig.2) o, confronto forse più pertinente, nei Tulipani e anatre in collezione Dalla Vecchia a Napoli (fig.3), anch’esso firmato dal nostro artista. Dipinti, in ogni caso, che per varie ragioni si suole collocare in una fase abbastanza precoce dell’artista napoletano, a cavallo tra sesto e settimo decennio del secolo, una data che sembra poter valere anche per il nostro dipinto. La tendenza a comporre per piani diversi, quasi accostando oggetti studiati separatamente in vista di invenzioni più articolate, permane nelle tele più vaste e ambiziose degli anni Settanta, quali le celebri “cucine” con cui Giuseppe sembra rinnovare l’esempio del più anziano Giovan Battista Recco, e ancora in opere aperte, viceversa, alla sperimentazione di motivi esplicitamente decora
Giuseppe Recco (Napoli 1634 - Alicante 1695) NATURA MORTA DI FRUTTA CON UN VASO DI FIORI E ANIMALI olio su tela, cm 116x171, cornice intagliata e dorata siglato “G. R.” al centro, sulla pietra A STILL LIFE OF FRUIT WITH A VASE OF FLOWERS AND ANIMALS oil on canvas, 116 x 171 cm, with a carved giltwood frame initialled “G. R.” in the centre, on the stone Provenienza collezione privata, Napoli Del tutto inedito e di illustre provenienza napoletana, il dipinto qui presentato costituisce un’aggiunta importante al pur nutrito catalogo di Giuseppe Recco e più precisamente ad una fase relativamente giovanile della sua lunga e brillante carriera. Protagonista della stagione più originale e felice della natura morta napoletana, Giuseppe Recco si formò indubbiamente nell’ambito della sua famiglia di origine, quella appunto di Giacomo e di Giovan Battista Recco, probabilmente suoi zii, ma non senza l’intelligente consapevolezza di quanto, verso la metà del secolo, usciva dalle botteghe dei colleghi più anziani e già rinomati in quel genere: primo fra tutti Luca Forte il più originale e moderno nel declinare con aperture impreviste il verbo caravaggesco, e Paolo Porpora ammirato nelle sue composizioni marine prima che il maestro napoletano si trasferisse a Roma nel 1655. È infatti proprio ad alcune soluzioni di Luca, il primo a Napoli ad adottare la “mostra” di frutta caravaggesca piegandola tuttavia a soluzioni più articolate e impreviste, che si richiama la presentazione della frutta e dei fiori del nostro dipinto, ove blocchi di pietra dal profilo irregolare, disposti di spigolo quasi ad ampliare la profondità imprecisata dello spazio, diventano piano d’appoggio per i doni della terra: soluzioni già viste, per l’appunto, nella nota composizione firmata da Luca Forte nella raccolta Molinari Pradelli, o in quella restituitagli nel 1984 da Ferdinando Bologna (fig.1) ed esposta a suo nome nella storica rassegna dello stesso anno sul Seicento napoletano (si vedano in proposito le schede di Angela Tecce, in Civiltà del Seicento a Napoli . Catalogo della mostra, Napoli 1984, I, pp. 278 e 280, nn. 2.90 e 2. 92). E se la disposizione dei melograni e dei fichi contro il fondo scuro richiama le prove più austere dell’anonimo Maestro di Palazzo San Gervasio anche nella raffinatissima cromia dei violetti e dei grigi sulla lastra di pietra, è la natura esuberante di Luca a dettare l’accostamento, nel nostro dipinto, di una cassetta di variegata frutta estiva con il raffinato bouque t di iris e tulipani raccolti nel vaso azzurro, illuminato alla base da un filo dorato, che di Giuseppe Recco diventerà quasi la firma. Originale ma non senza precedenti la presenza di animali di ogni tipo ad arricchire una composizione di proporzioni ambiziose e forse non ancora tentata dal giovane artista: elementi di “natura viva” tratti dai boschi e dalla palude, insieme ad altri diversi dai nostri per taglia e piumaggio e certo suggeriti da antichi esempi di Paolo Porpora si erano visti ad esempio nella natura morta firmata per esteso nella Walters Art Gallery di Baltimora (che lo sfondo di paesaggio suggerisce tuttavia di collocare in una fase più avanzata nel percorso di Giuseppe Recco (fig.2) o, confronto forse più pertinente, nei Tulipani e anatre in collezione Dalla Vecchia a Napoli (fig.3), anch’esso firmato dal nostro artista. Dipinti, in ogni caso, che per varie ragioni si suole collocare in una fase abbastanza precoce dell’artista napoletano, a cavallo tra sesto e settimo decennio del secolo, una data che sembra poter valere anche per il nostro dipinto. La tendenza a comporre per piani diversi, quasi accostando oggetti studiati separatamente in vista di invenzioni più articolate, permane nelle tele più vaste e ambiziose degli anni Settanta, quali le celebri “cucine” con cui Giuseppe sembra rinnovare l’esempio del più anziano Giovan Battista Recco, e ancora in opere aperte, viceversa, alla sperimentazione di motivi esplicitamente decora
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