Incunabolo - Cicero Marcus Tullius. De officiis. Comm: Petrus Marsus. Add: Laelius, sive de amicitia. Comm: Omnibonus Leonicenus; Cato maior, sive de senectute. Comm: Martinus Phileticus; Paradoxa Stoicorum. Venezia: Philippus Pincius, 16 luglio 1493. In-folio (mm 313x211). Carte clxviii (ma 169), [1]. Antica numerazione delle carte in inchiostro al margine superiore. Segnatura: a-t8, u-y6. Testo circondato dal commentario, linee 44-45, 59-62. Carattere: 8:81R, 11:113R. Spazi bianchi per capitali, con letterine guida. Alcune iniziali a motivi filigranati, tracciate da mano coeva in inchiostro. Esemplare discreto, ampie gore al margine interno e superiore; alcune carte uniformemente brunite, macchie di antico inchiostro e aloni. Fori di tarlo, più evidenti alla carta di titolo. Rinforzato il margine interno delle prime due carte. Legatura moderna in pergamena floscia, in stile antico con unghiature e bindelle. Dorso liscio con titolo e note di stampa in inchiostro scuro. Visibile al taglio esterno il titolo originariamente vergato in inchiostro. Alcune note marginali e interlineari di mano coeva; segni di lettura e maniculae. Edizione data alle stampe da Filippo Pincio, tipografo di origine mantovana attivo a Venezia tra il 1491 e i primi decenni del Cinquecento , e la cui produzione fu caratterizzata da numerose edizioni di classici latini, tra cui Sallustio, Ovidio, Virgilio, e in primo luogo Cicerone. All'Arpinate Pincio dedicò infatti, nel solo XV secolo, ben undici edizioni. Il volume del luglio 1493 è il primo a contenere - tra le pubblicazioni ciceroniane uscite dalla sua officina - il De officiis, il De amicitia, il De senectute e i Paradoxa, i cui testi erano spesso proposti insieme, seguendo in ciò l'edizione data alle stampe a Roma nel 1469 da Conradus Sweynheym e Arnoldus Pannartz. Solo a partire dal 1482, queste opere ciceroniane furono corredate da commentari, scelti tra quelli ritenuti allora più autorevoli, e dovuti a importanti umanisti quali Pietro Marso - appartenente al circolo di Pomponio Leto - Ognibene da Lonigo (Omnibono Leoniceno), e Martino Filetico, allievo di Guarino Veronese. Pincio adottò tale modello editoriale: la sua collezione incontrò il favore degli studiosi, e fu riproposta nel 1496 e nel 1500. HC 5279*; GW 6962; BMC V 495; IGI 2916; Goff C-607. Folio (313x211 mm). clxviii (i.e. 169), [1] leaves. Early inked foliation numbering in the upper margin. Collation: a-t8, u-y6. Text surrounded by commentary, 44-45, 59-62 lines. Type: 8:81R, 11:113R. Blank spaces for capitals, with guide letters. a few penwork initials, in a contemporary hand. A fair copy, inner and uppers margin rather waterstained. Some leaves uniformerly browned, early ink stains, and spots. Wormholes, heavier to the title leaf; the gutter of the first two leaves reinforced. Modern limp vellum in antique style, with yapp edges and ties. Smooth spine with title and imprint in dark ink. Inked title to the fore-edge, in a contemporary hand. A few contemporary marginal and interlinear annotations; reading marks and maniculae. Edition issued from the of Philippus Pincius, born in Mantua and active as a printer in Venice between 1491 andh the first decades of Cinquecento. His production was mostly devoted to Latin classics, among others Sallustius, Ovidius, Virgilius, and above all Cicero. The edition appeared in July 1493 contains a collection of Ciceronian works: the De officiis, De amicitia, De senectute, and Paradoxa. The texts are supplemented with authoritatives commentaries, composed by outstanding humanists such as Pietro Marso, Omnibonus Leonicenus, and Martino Filetico, a disciple of Guarino Veronese. Pincius reprinted this Ciceronian collection in 1496 and 1500. HC 5279*; GW 6962; BMC V 495; IGI 2916; Goff C-607.
Incunabolo - Cicero Marcus Tullius. De officiis. Comm: Petrus Marsus. Add: Laelius, sive de amicitia. Comm: Omnibonus Leonicenus; Cato maior, sive de senectute. Comm: Martinus Phileticus; Paradoxa Stoicorum. Venezia: Philippus Pincius, 16 luglio 1493. In-folio (mm 313x211). Carte clxviii (ma 169), [1]. Antica numerazione delle carte in inchiostro al margine superiore. Segnatura: a-t8, u-y6. Testo circondato dal commentario, linee 44-45, 59-62. Carattere: 8:81R, 11:113R. Spazi bianchi per capitali, con letterine guida. Alcune iniziali a motivi filigranati, tracciate da mano coeva in inchiostro. Esemplare discreto, ampie gore al margine interno e superiore; alcune carte uniformemente brunite, macchie di antico inchiostro e aloni. Fori di tarlo, più evidenti alla carta di titolo. Rinforzato il margine interno delle prime due carte. Legatura moderna in pergamena floscia, in stile antico con unghiature e bindelle. Dorso liscio con titolo e note di stampa in inchiostro scuro. Visibile al taglio esterno il titolo originariamente vergato in inchiostro. Alcune note marginali e interlineari di mano coeva; segni di lettura e maniculae. Edizione data alle stampe da Filippo Pincio, tipografo di origine mantovana attivo a Venezia tra il 1491 e i primi decenni del Cinquecento , e la cui produzione fu caratterizzata da numerose edizioni di classici latini, tra cui Sallustio, Ovidio, Virgilio, e in primo luogo Cicerone. All'Arpinate Pincio dedicò infatti, nel solo XV secolo, ben undici edizioni. Il volume del luglio 1493 è il primo a contenere - tra le pubblicazioni ciceroniane uscite dalla sua officina - il De officiis, il De amicitia, il De senectute e i Paradoxa, i cui testi erano spesso proposti insieme, seguendo in ciò l'edizione data alle stampe a Roma nel 1469 da Conradus Sweynheym e Arnoldus Pannartz. Solo a partire dal 1482, queste opere ciceroniane furono corredate da commentari, scelti tra quelli ritenuti allora più autorevoli, e dovuti a importanti umanisti quali Pietro Marso - appartenente al circolo di Pomponio Leto - Ognibene da Lonigo (Omnibono Leoniceno), e Martino Filetico, allievo di Guarino Veronese. Pincio adottò tale modello editoriale: la sua collezione incontrò il favore degli studiosi, e fu riproposta nel 1496 e nel 1500. HC 5279*; GW 6962; BMC V 495; IGI 2916; Goff C-607. Folio (313x211 mm). clxviii (i.e. 169), [1] leaves. Early inked foliation numbering in the upper margin. Collation: a-t8, u-y6. Text surrounded by commentary, 44-45, 59-62 lines. Type: 8:81R, 11:113R. Blank spaces for capitals, with guide letters. a few penwork initials, in a contemporary hand. A fair copy, inner and uppers margin rather waterstained. Some leaves uniformerly browned, early ink stains, and spots. Wormholes, heavier to the title leaf; the gutter of the first two leaves reinforced. Modern limp vellum in antique style, with yapp edges and ties. Smooth spine with title and imprint in dark ink. Inked title to the fore-edge, in a contemporary hand. A few contemporary marginal and interlinear annotations; reading marks and maniculae. Edition issued from the of Philippus Pincius, born in Mantua and active as a printer in Venice between 1491 andh the first decades of Cinquecento. His production was mostly devoted to Latin classics, among others Sallustius, Ovidius, Virgilius, and above all Cicero. The edition appeared in July 1493 contains a collection of Ciceronian works: the De officiis, De amicitia, De senectute, and Paradoxa. The texts are supplemented with authoritatives commentaries, composed by outstanding humanists such as Pietro Marso, Omnibonus Leonicenus, and Martino Filetico, a disciple of Guarino Veronese. Pincius reprinted this Ciceronian collection in 1496 and 1500. HC 5279*; GW 6962; BMC V 495; IGI 2916; Goff C-607.
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