MATTIA PRETI DETTO IL CAVALIER CALABRESE [Taverna 24/02/1613 - Malta 03/01/1699] Maddalena Olio su tela, 102x77 cm Il presente dipinto è un significativo contributo aggiuntivo alle opere autografe di Mattia Preti Il Cavalier Calabrese, uno dei più importanti artisti italiani del Seicento, iniziò la sua carriera a Roma, per muoversi tra l'Emilia e Venezia ed arrivare a Napoli intorno al 1653 e divenire nei sette anni successivi il principale esponente nella pittura napoletana dell'epoca. Negli ultimi decenni, dedicati al servizio dei Cavalieri di Malta, Preti eseguì commissione per le più importanti famiglie di Malta e d'Europa. Nella raffinata e caratteristica opera si dispiega la forza vigorosa e il robusto modellato con le forme e i cromatismi tipici dei tardi anni settanta del Seicento, quando il pittore calabrese era diventato protagonista assoluto del naturalismo caravaggesco e massimo esponente del barocco napoletano. Negli anni in cui si apriva la grande stagione barocca di Bernini, mentre il naturalismo di Caravaggio dilagava come un fenomeno che coinvolgeva tutte le nuove generazioni europee, Mattia Preti si accingeva a compiere una carriera impressionante. Dopo il felice esordio romano ebbe una svolta con il passaggio in Emilia e a Venezia che gli permise di entrare in contatto diretto con i capolavori di Correggio, dei Carracci e di Tiziano, Tintoretto, Veronese. La sua carriera proseguì con crescente successo e fu coronata dalla chiamata dei Cavalieri del Sacro Ordine Militare di Malta. Così a distanza di anni Mattia Preti prendeva idealmente il posto di Caravaggio. Gli anni finali di Mattia Preti sono segnati da una produzione continua di pale d'altare e importanti quadri da collezione. Sono opere magniloquenti che competono con il repertorio di Giuseppe Ribera e Luca Giordano Negli anni tardi Mattia Preti inviava i suoi dipinti in tutto il Regno di Napoli e attraverso la mediazione di mercanti e conoscitori poteva raggiungere i centri periferici così come le grandi capitali. Il professor John Spike, venuto a conoscenza della Maddalena penitente dopo la pubblicazione del suo catalogo ragionato, lo ha riconosciuto come un'importante aggiunta alle opere autografe sottolineando in una perizia scritta l'importanza del soggetto nel repertorio dell'artista calabrese. Parimenti per via indipendente lo studioso Achille Della Ragione ha riconosciuto il dipinto come opera originale di Mattia Preti In effetti il pittore si cimenta qui in uno dei cavalli di battaglia di Tiziano che aveva fatto della Maddalena penitente un'opera di fama strabiliante. Fu proprio Vittoria Colonna, vedova del Marchese di Pescara, al tempo in cui dimorava nell'isola d'Ischia, a chiedere a Tiziano una Maddalena penitente "lacrimosa più che si può" e Tiziano rispose con un'invenzione che lasciò un segno profondo nella cultura figurativa italiana, specialmente meridionale, per aver immaginato una bellezza femminile straordinariamente convincente e sensuale. A distanza di un secolo e mezzo Mattia Preti torna sul soggetto, per altro affrontato fin dal suo esordio artistico, per raffigurare in questo caso la santa penitente nuda girata di tre quarti, in modo da esaltare naturalmente le forme procaci appena celate dalla ruvida stuoia di canapa e dai capelli castani ricascanti sopra le carni giovanili. La pittura è una sinfonia di bianchi pallidi che dispiegano sulle terre brune e il verde di fondo. Dal volto drammaticamente espressivo ai seni turgidi, dai fianchi sinuosi alle cosce sode, i bianchi nelle loro varianti e sfumature giocano un efficacissimo contrasto con le penombre dell'eremo in cui sta rifugiata dal mondo la Maddalena. Il pittore esalta la nudità femminile di fronte al Cristo crocifisso visto di profilo e in miniatura. Ne risulta un dialogo diretto tra la Maddalena lacrimosa e penitente e il Cristo fonte di salvezza eterna visto dalla parte dello spettatore. Mattia Preti rivela in modo persuasivo, come fosse capace di rendere con spetta
MATTIA PRETI DETTO IL CAVALIER CALABRESE [Taverna 24/02/1613 - Malta 03/01/1699] Maddalena Olio su tela, 102x77 cm Il presente dipinto è un significativo contributo aggiuntivo alle opere autografe di Mattia Preti Il Cavalier Calabrese, uno dei più importanti artisti italiani del Seicento, iniziò la sua carriera a Roma, per muoversi tra l'Emilia e Venezia ed arrivare a Napoli intorno al 1653 e divenire nei sette anni successivi il principale esponente nella pittura napoletana dell'epoca. Negli ultimi decenni, dedicati al servizio dei Cavalieri di Malta, Preti eseguì commissione per le più importanti famiglie di Malta e d'Europa. Nella raffinata e caratteristica opera si dispiega la forza vigorosa e il robusto modellato con le forme e i cromatismi tipici dei tardi anni settanta del Seicento, quando il pittore calabrese era diventato protagonista assoluto del naturalismo caravaggesco e massimo esponente del barocco napoletano. Negli anni in cui si apriva la grande stagione barocca di Bernini, mentre il naturalismo di Caravaggio dilagava come un fenomeno che coinvolgeva tutte le nuove generazioni europee, Mattia Preti si accingeva a compiere una carriera impressionante. Dopo il felice esordio romano ebbe una svolta con il passaggio in Emilia e a Venezia che gli permise di entrare in contatto diretto con i capolavori di Correggio, dei Carracci e di Tiziano, Tintoretto, Veronese. La sua carriera proseguì con crescente successo e fu coronata dalla chiamata dei Cavalieri del Sacro Ordine Militare di Malta. Così a distanza di anni Mattia Preti prendeva idealmente il posto di Caravaggio. Gli anni finali di Mattia Preti sono segnati da una produzione continua di pale d'altare e importanti quadri da collezione. Sono opere magniloquenti che competono con il repertorio di Giuseppe Ribera e Luca Giordano Negli anni tardi Mattia Preti inviava i suoi dipinti in tutto il Regno di Napoli e attraverso la mediazione di mercanti e conoscitori poteva raggiungere i centri periferici così come le grandi capitali. Il professor John Spike, venuto a conoscenza della Maddalena penitente dopo la pubblicazione del suo catalogo ragionato, lo ha riconosciuto come un'importante aggiunta alle opere autografe sottolineando in una perizia scritta l'importanza del soggetto nel repertorio dell'artista calabrese. Parimenti per via indipendente lo studioso Achille Della Ragione ha riconosciuto il dipinto come opera originale di Mattia Preti In effetti il pittore si cimenta qui in uno dei cavalli di battaglia di Tiziano che aveva fatto della Maddalena penitente un'opera di fama strabiliante. Fu proprio Vittoria Colonna, vedova del Marchese di Pescara, al tempo in cui dimorava nell'isola d'Ischia, a chiedere a Tiziano una Maddalena penitente "lacrimosa più che si può" e Tiziano rispose con un'invenzione che lasciò un segno profondo nella cultura figurativa italiana, specialmente meridionale, per aver immaginato una bellezza femminile straordinariamente convincente e sensuale. A distanza di un secolo e mezzo Mattia Preti torna sul soggetto, per altro affrontato fin dal suo esordio artistico, per raffigurare in questo caso la santa penitente nuda girata di tre quarti, in modo da esaltare naturalmente le forme procaci appena celate dalla ruvida stuoia di canapa e dai capelli castani ricascanti sopra le carni giovanili. La pittura è una sinfonia di bianchi pallidi che dispiegano sulle terre brune e il verde di fondo. Dal volto drammaticamente espressivo ai seni turgidi, dai fianchi sinuosi alle cosce sode, i bianchi nelle loro varianti e sfumature giocano un efficacissimo contrasto con le penombre dell'eremo in cui sta rifugiata dal mondo la Maddalena. Il pittore esalta la nudità femminile di fronte al Cristo crocifisso visto di profilo e in miniatura. Ne risulta un dialogo diretto tra la Maddalena lacrimosa e penitente e il Cristo fonte di salvezza eterna visto dalla parte dello spettatore. Mattia Preti rivela in modo persuasivo, come fosse capace di rendere con spetta
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