Mattia Preti La guarigione dell'indemoniato olio su tela, cm 130x182 Provenienza : Quadreria di un'antica famiglia napoletana Il soggetto del dipinto è presumibilmente riconducibile a un episodio narrato nel Vangelo di Luca (4, 31-37): “Poi [Cristo] scese a Cafàrnao, città della Galilea, e in giorno di sabato insegnava alla gente. Erano stupiti del suo insegnamento perché la sua parola aveva autorità. Nella sinagoga c’era un uomo che era posseduto da un demonio impuro cominciò a gridare forte: «Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E il demonio lo gettò a terra in mezzo alla gente e uscì da lui, senza fargli alcun male. Tutti furono presi da timore e si dicevano l’un l’altro: «Cheparola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri ed essi se ne vanno?». E la sua fama si diffondeva in ogni luogo della regione circostante”. Il dipinto mostra i caratteri tipici della maturità di Mattia Preti La tonalità rossastra che domina la tavolozza è riconducibile ad opere prodotte dal maestro calabrese tra il settimo e l’ottavo decennio del Seicento, quando egli assesta la sua poetica in una potente e drammatica formula barocca già elaborata e sperimentata negli anni della sua permanenza a Napoli (1654-1661 circa). I raffronti più stretti sono infatti possibili da un lato con l’atmosfera livida di ‘Cristo tentato da Satana’ a Napoli, Musei e Gallerie di Capodimonte, già en pendant con ‘Cristo tentato da Satana’ a Maddaloni, Chiesa dell’Annunziata, Cappella Carafa (cf. ora ad es. F. Cervelli in V. Sgarbi, a cura di, Mattia Preti Soveria Mannelli, 2013, pp. 176-179, nn. 57-58 , con bibliografia precedente la critica tende a situare queste due opere entro il 1661). Dall’altro lato si notano evidenti rapporti con molti dettagli di opere caratterizzate dal vasto respiro compositivo e dal tormentato chiaroscuro, come il ‘Convito di Baldassarre’ del 1668 circa a Napoli, Musei e Gallerie di Capodimonte (cf. S. Saponaro in V. Sgarbi, a cura di, Mattia Preti cit., pp. 268-269, n. 97 , con bibliografia precedente). I tipi fisici di alcune figure e l’effetto di sfocamento dei contorni delle forme sullo sfondo ricordano le soluzioni formali del ‘Cristo deriso’ di Preti del 1670-75 a Mdina, Museo della Cattedrale (cf. S. Saponaro in V. Sgarbi, a cura di, Mattia Preti , cit., pp. 304-305, n. 113, con bibliografia precedente). Il disegno per la testa di Cristo sembra essere stato utilizzato nella ‘Istituzione dell’Eucaristia’ di Preti a La Valletta, Convento di San Domenico, Oratorio dell’Eucaristia, documentato nel 1673-74, (cf. K. Sciberras, Mattia Preti The triumphant manner , Malta, 2012, pp. 275-276, n. 71 p. 315, tav. a col.). Di questo stesso momento sono anche il ‘Sant’Angelo’ e il ‘Sant’Alberto da Trapani’ a La Valletta, Chiesa della Madonna del Carmine, che condividono lo stesso trattamento delle figure riscontrabile nel presente dipinto (cf. K. Sciberras, Mattia Preti , cit., pp. 276-278, nn. 72-73 pp. 316-317, tavv. a col.). Ove si escluda il suo viaggio a Roma del 1672 per chiudere lo studio del fratello Gregorio (morto in quell’anno), dopo il suo lungo soggiorno a Napoli Mattia Preti si spostò a Malta per rimanervi fino alla morte, ma la continua richiesta di sue opere in Italia e altrove fece sì che la sua ricerca espressiva continuasse ad influire sugli sviluppi della pittura italiana, in particolare su quella napoletana. Al punto che, nel momento della sua maggior adesione ai modi e alle composizioni di Mattia Preti lo stesso Francesco Solimena fu soprannominato “il Cavalier Calabrese nobilitato” (cf. B. de’ Dominici, Vite de’ Pittori, Scultori ed Architetti napoletani , Napoli, 1742-44, vol. III, pp. 626-627). Il dipinto sarà inserito in una prossima pubblicazione sull’artista calabrese a cura del Prof. Keith Sciberras ** Il lotto è offerto con Attestato di Libera Circolazione
Mattia Preti La guarigione dell'indemoniato olio su tela, cm 130x182 Provenienza : Quadreria di un'antica famiglia napoletana Il soggetto del dipinto è presumibilmente riconducibile a un episodio narrato nel Vangelo di Luca (4, 31-37): “Poi [Cristo] scese a Cafàrnao, città della Galilea, e in giorno di sabato insegnava alla gente. Erano stupiti del suo insegnamento perché la sua parola aveva autorità. Nella sinagoga c’era un uomo che era posseduto da un demonio impuro cominciò a gridare forte: «Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E il demonio lo gettò a terra in mezzo alla gente e uscì da lui, senza fargli alcun male. Tutti furono presi da timore e si dicevano l’un l’altro: «Cheparola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri ed essi se ne vanno?». E la sua fama si diffondeva in ogni luogo della regione circostante”. Il dipinto mostra i caratteri tipici della maturità di Mattia Preti La tonalità rossastra che domina la tavolozza è riconducibile ad opere prodotte dal maestro calabrese tra il settimo e l’ottavo decennio del Seicento, quando egli assesta la sua poetica in una potente e drammatica formula barocca già elaborata e sperimentata negli anni della sua permanenza a Napoli (1654-1661 circa). I raffronti più stretti sono infatti possibili da un lato con l’atmosfera livida di ‘Cristo tentato da Satana’ a Napoli, Musei e Gallerie di Capodimonte, già en pendant con ‘Cristo tentato da Satana’ a Maddaloni, Chiesa dell’Annunziata, Cappella Carafa (cf. ora ad es. F. Cervelli in V. Sgarbi, a cura di, Mattia Preti Soveria Mannelli, 2013, pp. 176-179, nn. 57-58 , con bibliografia precedente la critica tende a situare queste due opere entro il 1661). Dall’altro lato si notano evidenti rapporti con molti dettagli di opere caratterizzate dal vasto respiro compositivo e dal tormentato chiaroscuro, come il ‘Convito di Baldassarre’ del 1668 circa a Napoli, Musei e Gallerie di Capodimonte (cf. S. Saponaro in V. Sgarbi, a cura di, Mattia Preti cit., pp. 268-269, n. 97 , con bibliografia precedente). I tipi fisici di alcune figure e l’effetto di sfocamento dei contorni delle forme sullo sfondo ricordano le soluzioni formali del ‘Cristo deriso’ di Preti del 1670-75 a Mdina, Museo della Cattedrale (cf. S. Saponaro in V. Sgarbi, a cura di, Mattia Preti , cit., pp. 304-305, n. 113, con bibliografia precedente). Il disegno per la testa di Cristo sembra essere stato utilizzato nella ‘Istituzione dell’Eucaristia’ di Preti a La Valletta, Convento di San Domenico, Oratorio dell’Eucaristia, documentato nel 1673-74, (cf. K. Sciberras, Mattia Preti The triumphant manner , Malta, 2012, pp. 275-276, n. 71 p. 315, tav. a col.). Di questo stesso momento sono anche il ‘Sant’Angelo’ e il ‘Sant’Alberto da Trapani’ a La Valletta, Chiesa della Madonna del Carmine, che condividono lo stesso trattamento delle figure riscontrabile nel presente dipinto (cf. K. Sciberras, Mattia Preti , cit., pp. 276-278, nn. 72-73 pp. 316-317, tavv. a col.). Ove si escluda il suo viaggio a Roma del 1672 per chiudere lo studio del fratello Gregorio (morto in quell’anno), dopo il suo lungo soggiorno a Napoli Mattia Preti si spostò a Malta per rimanervi fino alla morte, ma la continua richiesta di sue opere in Italia e altrove fece sì che la sua ricerca espressiva continuasse ad influire sugli sviluppi della pittura italiana, in particolare su quella napoletana. Al punto che, nel momento della sua maggior adesione ai modi e alle composizioni di Mattia Preti lo stesso Francesco Solimena fu soprannominato “il Cavalier Calabrese nobilitato” (cf. B. de’ Dominici, Vite de’ Pittori, Scultori ed Architetti napoletani , Napoli, 1742-44, vol. III, pp. 626-627). Il dipinto sarà inserito in una prossima pubblicazione sull’artista calabrese a cura del Prof. Keith Sciberras ** Il lotto è offerto con Attestato di Libera Circolazione
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