Piatto Faenza, Pittore del servizio V numerato, ultimo quarto del XVI secolo Maiolica a gran fuoco in policromia, diametro cm 43,0Al bordo mancanza e rottura restaurateSi tratta di un grande bacile da pompa, dotato di ampio cavetto piano e breve tesa orizzontale.Sul recto a piena superficie è istoriato lepisodio biblico di Mosè che fa scaturire lacqua dalla rupe (ESODO 17, 1-7). Il profeta è raffigurato al centro in atto di battere con una verga la rupe, da cui scaturisce acqua a torrente. Attorno a lui sono dipinte dieci figure, che con recipienti di varia foggia raccolgono acqua, a ricordare che il popolo di Israele stava morendo di sete nel deserto. La scena, di grandioso impianto illustrativo, comprende inoltre lEterno raffigurato in alto entro una cortina di nubi e, in secondo piano, edifici e grandi tende da campo. La policromia si compone dei quattro colori canonici dello stile compendiario: arancio, giallo, blu e bruno.Questopera è un eccellente saggio di pittura istoriata, in stile compendiario, attribuibile ad uno dei protagonisti della scena maiolicara faentina del secondo 500: il cosiddetto Pittore del servizio V numerato. La sua attività si concentra soprattutto nel corso dellultimo quarto del 500 e gravita probabilmente per un certo periodo nellorbita della maggiore bottega del momento a Faenza, quella dei Bettisi, che ebbero committenti i Medici e i Wittelsbach1.E un anonimo maestro autore di un notevole gruppo di opere caratterizzate da grande unitarietà stilistica, oggi disperse per vari musei e collezioni private, che in complesso rappresentano un felice punto di incontro con quella di altre due personalità attive contemporaneamente a Faenza, anchesse anonime e di eccelsa statura artistica, ovvero il Pittore dei panneggi ed il Maestro dello steccato, dei quali il Nostro raccoglie molti stilemi.Molte sue opere dovettero costituire un servizio (credenza), contrassegnato in ogni suo pezzo da un marchio composto da una V o U, seguita da un numero, di cui per ora il più basso è il 3 di una coppa a Limoges, e il più alto è il 172 di un piatto in una raccolta privata tedesca: da qui la ragione per cui gli abbiamo assegnato il nome di comodo diMaestro del servizio V numerato3.Si trattò dunque di un monumentale servizio di cui ad oggi si conoscono solo piatti di diametro standard e coppe sbaccellate (crespine), ma la sua infondibile maniera (barbe dal profilo inanellato come uno smerlo, balze disseminate di cespi con foglie che sembrano piume, figure snelle e cariche di movimento, ariose ondulazioni dei panneggi, ecc.) fa sì che a lui si possano ascrivere anche due grandi bacili da pompa, conser vati al Museo di Faenza e alla Gazzada (Varese), nella collezione Cagnola, nei quali è importante notare la presenza, tipicamente personale, di inserire - quasi una sigla figurata sul margine della composizione una pianta acquatica con lunghe foglie disposte a ventaglio, puntualmente inclusa anche nel presente bacile (Fig. 1 b).Questo dunque è un terzo campione di quella rara serie di grandi bacili, la cui iconografia oltretutto risulta coerente con lindirizzo iconografico seguito da maestro che, stando a quanto si conosce, nei suoi soggetti si orienta verso quelli delle edizioni a stampa veneziane e lionesi, sia profani tratti da Ovidio sia sacri ispirati alla Bibbia, per lo più di bellissime figure ornate. Note 1 RAVANELLI GUIDOTTI 1996, pp. 154- 182. 2 RAVANELLI GUIDOTTI 1996, pp. 264- 277, 298- 307. 3 RAVANELLI GUIDOTTI 2004, pp. 147- 156; EADEM 2010, schede 13- 14. 4 AUSENDA1999,Tav.VI, scheda 10, pp. 167- 168. Bibliografia 1996 RAVANELLI GUIDOTTI C., Faenza- faïence Bianchi di Faenza, Ferrara 1996. 1999 AUSENDA R., Le maioliche di Carlo Cagnola, in La collezione di Carlo Cagnola, Busto Arsizio 1999, pp. 151- 219. 2004 RAVANELLI GUIDOTTI C., Contributo ai bianchi di Faenza: inediti del Pittore del servizio V numerato, in Italienische fayencen der Renaissance, Ihre Spuren
Piatto Faenza, Pittore del servizio V numerato, ultimo quarto del XVI secolo Maiolica a gran fuoco in policromia, diametro cm 43,0Al bordo mancanza e rottura restaurateSi tratta di un grande bacile da pompa, dotato di ampio cavetto piano e breve tesa orizzontale.Sul recto a piena superficie è istoriato lepisodio biblico di Mosè che fa scaturire lacqua dalla rupe (ESODO 17, 1-7). Il profeta è raffigurato al centro in atto di battere con una verga la rupe, da cui scaturisce acqua a torrente. Attorno a lui sono dipinte dieci figure, che con recipienti di varia foggia raccolgono acqua, a ricordare che il popolo di Israele stava morendo di sete nel deserto. La scena, di grandioso impianto illustrativo, comprende inoltre lEterno raffigurato in alto entro una cortina di nubi e, in secondo piano, edifici e grandi tende da campo. La policromia si compone dei quattro colori canonici dello stile compendiario: arancio, giallo, blu e bruno.Questopera è un eccellente saggio di pittura istoriata, in stile compendiario, attribuibile ad uno dei protagonisti della scena maiolicara faentina del secondo 500: il cosiddetto Pittore del servizio V numerato. La sua attività si concentra soprattutto nel corso dellultimo quarto del 500 e gravita probabilmente per un certo periodo nellorbita della maggiore bottega del momento a Faenza, quella dei Bettisi, che ebbero committenti i Medici e i Wittelsbach1.E un anonimo maestro autore di un notevole gruppo di opere caratterizzate da grande unitarietà stilistica, oggi disperse per vari musei e collezioni private, che in complesso rappresentano un felice punto di incontro con quella di altre due personalità attive contemporaneamente a Faenza, anchesse anonime e di eccelsa statura artistica, ovvero il Pittore dei panneggi ed il Maestro dello steccato, dei quali il Nostro raccoglie molti stilemi.Molte sue opere dovettero costituire un servizio (credenza), contrassegnato in ogni suo pezzo da un marchio composto da una V o U, seguita da un numero, di cui per ora il più basso è il 3 di una coppa a Limoges, e il più alto è il 172 di un piatto in una raccolta privata tedesca: da qui la ragione per cui gli abbiamo assegnato il nome di comodo diMaestro del servizio V numerato3.Si trattò dunque di un monumentale servizio di cui ad oggi si conoscono solo piatti di diametro standard e coppe sbaccellate (crespine), ma la sua infondibile maniera (barbe dal profilo inanellato come uno smerlo, balze disseminate di cespi con foglie che sembrano piume, figure snelle e cariche di movimento, ariose ondulazioni dei panneggi, ecc.) fa sì che a lui si possano ascrivere anche due grandi bacili da pompa, conser vati al Museo di Faenza e alla Gazzada (Varese), nella collezione Cagnola, nei quali è importante notare la presenza, tipicamente personale, di inserire - quasi una sigla figurata sul margine della composizione una pianta acquatica con lunghe foglie disposte a ventaglio, puntualmente inclusa anche nel presente bacile (Fig. 1 b).Questo dunque è un terzo campione di quella rara serie di grandi bacili, la cui iconografia oltretutto risulta coerente con lindirizzo iconografico seguito da maestro che, stando a quanto si conosce, nei suoi soggetti si orienta verso quelli delle edizioni a stampa veneziane e lionesi, sia profani tratti da Ovidio sia sacri ispirati alla Bibbia, per lo più di bellissime figure ornate. Note 1 RAVANELLI GUIDOTTI 1996, pp. 154- 182. 2 RAVANELLI GUIDOTTI 1996, pp. 264- 277, 298- 307. 3 RAVANELLI GUIDOTTI 2004, pp. 147- 156; EADEM 2010, schede 13- 14. 4 AUSENDA1999,Tav.VI, scheda 10, pp. 167- 168. Bibliografia 1996 RAVANELLI GUIDOTTI C., Faenza- faïence Bianchi di Faenza, Ferrara 1996. 1999 AUSENDA R., Le maioliche di Carlo Cagnola, in La collezione di Carlo Cagnola, Busto Arsizio 1999, pp. 151- 219. 2004 RAVANELLI GUIDOTTI C., Contributo ai bianchi di Faenza: inediti del Pittore del servizio V numerato, in Italienische fayencen der Renaissance, Ihre Spuren
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